82 anni fa, il 19 aprile 1943, la rivolta nel ghetto di Varsavia
19.04.2025
Gli ambasciatori di Polonia e Israele in tutto il mondo hanno reso omaggio con un narciso giallo a coloro che presero parte alla più grande rivolta degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. A Roma gli ambasciatori Ryszard Schnepf e Jonathan Peled si sono incontrati al Museo della Shoah per commemorare insieme l'eroico evento.
L’insurrezione si ricorda con un narciso giallo, simbolo della memoria della rivolta, in segno di adesione alla campagna educativa e informativa promossa dal Museo della Storia degli Ebrei Polacchi “POLIN”. Perché il narciso? Uno dei sopravvissuti alla rivolta del ghetto fu Marek Edelman, ultimo comandante dello ŻOB (Żydowska Organizacja Bojowa - Organizzazione ebraica di combattimento; in yiddish ייִדישע קאַמף אָרגאַניזאַציע / Yiddishe Kampf Organizatzie), movimento di resistenza ebraica durante la Seconda guerra mondiale che ebbe la propria sede nel ghetto di Varsavia. La ŻOB era formata principalmente da giovani appartenenti ai movimenti giovanili sionisti di sinistra ed ebbe un ruolo centrale durante l'insurrezione del ghetto di Varsavia. Dopo la liquidazione del ghetto alcuni appartenenti alla ŻOB parteciparono, insieme alla resistenza polacca, alla rivolta di Varsavia (1 agosto-3 ottobre 1944).
Ogni 19 aprile, nell’anniversario dell’insurrezione, Marek Edelman deponeva un mazzo di fiori gialli sotto il monumento agli Eroi del Ghetto a Varsavia. Il narciso divenne così simbolo di rispetto e di memoria della rivolta. La campagna organizzata dal museo POLIN dal 2013 ha per fine la diffusione di questo simbolo e della conoscenza storica relativa all’insurrezione del ghetto.
Il 19 aprile 1943, nel ghetto di Varsavia gli ebrei iniziavano una disperata rivolta contro la cosiddetta “soluzione finale” che le SS dovevano attuare secondo gli ordini di Himmler. Fu la prima rivolta in una città nell’Europa occupata, la più grande rivolta degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale e anche la prima in cui un gruppo di ebrei si difendeva in modo organizzato.
Gli ebrei combattenti attaccarono, con le rudimentali armi disponibili, le truppe tedesche del comandante Sammern-Frankenegg entrate nel ghetto della capitale polacca per deportarne la popolazione.
I tedeschi alla loro prima incursione nel ghetto si dovettero ritirare, fra di loro ci furono morti e feriti. Dopo il primo fallimento, il comando delle truppe tedesche passò a Jurgen Stropp. Fu lui, dopo quasi un mese, il 16 maggio 1943, a soffocare nel sangue la rivolta. Le truppe tedesche rasero al suolo le case e la Grande Sinagoga di Varsavia e uccisero i sopravvissuti.
Durante i combattimenti persero la vita circa 7.000 ebrei ed ulteriori 6.000 morirono bruciati nelle case in fiamme o soffocati all'interno dei bunker sotterranei. I rimanenti 50.000 abitanti vennero deportati presso diversi campi di sterminio, per la maggior parte nel campo di Treblinka.