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Il Papa della libertà e della solidarietà

17.05.2020

Articolo del Presidente della Repubblica di Polonia per il quotidiano italiano “Il Messaggero” in occasione del centenario della nascita di Karol Wojtyła

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Il Papa della libertà e della solidarietà

Il 18 maggio 1920 è venuto al mondo Karol Wojtyła, futuro papa Giovanni Paolo II Magno. Filosofo, avvincente oratore, uomo di stato, poeta. Continuatore delle riforme del Concilio Vaticano II in un mondo segnato da conflitti e da radicali cambiamenti all’interno della società.

È stato uno dei più grandi personaggi del XX secolo. Considero tuttavia il pensiero di quell’instancabile “pontifex – il costruttore di ponti” tutt’oggi attuale. In occasione del centesimo anniversario della nascita del mio grande Connazionale vorrei menzionare un aspetto importante della sua eredità.

Il duecentosessantaquattresimo Vescovo di Roma è nato in un paese che soltanto da un anno e mezzo poteva gioire per la libertà riconquistata, ma non poteva godersi la pace. Il 15 agosto 1920 è arrivata la svolta nella guerra contro i bolscevichi: alle porte di Varsavia, i polacchi hanno fermato la marcia della Russia comunista verso l’Europa occidentale. Purtroppo, già nel 1939, abbiamo subito una nuova aggressione dell’impero sovietico e allo stesso tempo l’attacco del Terzo Reich.

Il giovane Karol Wojtyła ha visto i crimini dei due totalitarismi: dei nazisti che occupavano la Polonia e del regime comunista del dopoguerra. È stata un’esperienza traumatica sia per il sacerdote cattolico sia per l’umanista che ha studiato la cultura polacca, basata sugli ideali della libertà e della tolleranza. Quando era ormai papa, ha ricordato che l’Europa da oltre mille anni attinge dall’eredità degli scienziati e degli artisti polacchi, gli oltre 260 santi e beati della Chiesa cattolica originari della Polonia, l’idea dei firmatari della confederazione di Varsavia (un atto del parlamento polacco del 1573 che ha fatto della libertà religiosa un principio costituzionale) nonché il pensiero degli ideatori dell’unione tra la Polonia e la Lituania, un eccezionale e riuscito progetto di integrazione, basato sul rispetto della diversità dei suoi membri.

Il primo da 455 anni papa non italiano, che dopo la sua elezione ha detto che è stato chiamato “da un paese lontano”. Eppure Cracovia, la sede arcivescovile del cardinale Wojtyła e la vecchia capitale della Polonia, dista meno chilometri da Roma rispetto a Madrid, Parigi o Dublino. Giovanni Paolo II voleva in quel mondo attirare l’attenzione sulla sua patria, imprigionata dietro la cortina di ferro.

Ha visitato il paese dei suoi antenati già a giugno 1979. È stato accolto da folle dei suoi connazionali, che con ogni parola da lui pronunciata si sentivano sempre più uniti e speranzosi. Poco dopo, è scoppiata in Polonia una vera rivoluzione pacifica. Attingendo al messaggio del pontefice, un movimento partito dal basso della società, che contava milioni di persone, ha scelto di chiamarsi “Solidarność” – solidarietà e per il suo motto ha adottato questo slogan: “non c’è la libertà senza la solidarietà”. Il suo operato è stato coronato con la caduta delle dittature comuniste in Europa, iniziata proprio in Polonia, a giugno 1989.

La storia di quella vittoria prova che la solidarietà è un concetto che può essere la fonte della nostra forza. Anche oggi, quando la famiglia delle nazioni europee combatte contro la pandemia da Covid-19.

In questo momento difficile, meritano di essere menzionate le parole degli inni nazionali della Polonia e dell’Italia. Entrambi richiamano i legami di una particolare amicizia e rispetto, che hanno unito i nostri popoli nel XVIII secolo, quando abbiamo combattuto per l’indipendenza e per un nuovo equo ordine in Europa.

Per questo sono fiducioso che il collante delle nostre eccellenti relazioni rimanga anche il ricordo della persona e dell’eredità di San Giovanni Paolo II Magno, il papa della libertà e della solidarietà.

 

Andrzej Duda

Presidente della Repubblica di Polonia

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