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Sostegno della Santa Sede alla Polonia nella guerra polacco-sovietica

03.09.2020

Papa Benedetto XV e i diplomatici vaticani hanno sostenuto attivamente la Polonia nelle capitali dei paesi occidentali, chiedendo aiuto politico e umanitario. Durante i più aspri scontri per Varsavia, il nunzio apostolico Achille Ratti, a differenza di quasi tutto il corpo diplomatico evacuato, rimase nella capitale polacca.

Capo di Stato Józef Piłsudski e Nunzio Apostolico Achille Ratti

La Santa Sede ha riconosciuto de iure l’indipendenza della Polonia il 30 marzo 1919. Già a primavera del 1918 arrivò a Varsavia il visitatore apostolico, con una missione di carattere prettamente ecclesiastico, Mons. Achille Ratti. Nell'ottobre 1918, Papa Benedetto XV inviò il “Messaggio alla nazione polacca” con gli auguri per la “risurrezione della Polonia”. Una prova pratica della conferma dei secolari legami tra la Polonia e la Roma pontificia fu lo scambio di rappresentanti diplomatici ufficiali nell'estate del 1919.

Durante la guerra polacco-sovietica, Papa Benedetto XV e i diplomatici vaticani hanno sostenuto attivamente la Polonia nelle capitali dei paesi occidentali, chiedendo aiuto politico e umanitario. Quando l'esercito bolscevico nell'agosto 1920 iniziò ad avvicinarsi a Varsavia, il Papa fece appello ai fedeli in Europa chiedendo aiuto per la Polonia. L'episcopato polacco, in una lettera del 7 luglio 1920, chiese a Benedetto XV e ai “vescovi del mondo” di pregare per la Polonia, che combatteva nella difesa della fede cristiana contro “l’assalto bolscevico”. Riferendosi alla richiesta, secondo la prassi della diplomazia vaticana, il 5 agosto 1920, Benedetto XV scrisse una lettera al vicario generale della Santa Sede, card. Basile Pompili nella quale parlava della necessità di difendere la Polonia e l’Europa dalle conseguenze che avrebbe causato questa nuova guerra. In molti paesi sono stati pubblicati messaggi episcopali nei quali si chiedeva alla popolazione di intercedere nelle preghiere per la Polonia. Dovevano risvegliare le coscienze dei politici e delle società che non capivano le dimensioni politiche e morali della guerra in corso tra la Polonia e la Russia bolscevica.

Durante i più aspri scontri per Varsavia, il nunzio apostolico Achille Ratti, a differenza di quasi tutto il corpo diplomatico evacuato, rimase nella capitale polacca.

Benedetto XV ha accolto con gioia la vittoria dell'esercito polacco nella battaglia di Varsavia. L’ha sottolineato in una lettera dell’8 settembre 1920 ai vescovi polacchi.

Achille Ratti, già come papa Pio XI, chiese al pittore polacco Jan Henryk Rosen, di realizzare degli affreschi che gli ricordavano la Polonia. Nella cappella privata della residenza estiva nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, negli anni trenta, sono stati realizzati, tra gli altri, gli affreschi raffiguranti la vittoria nella battaglia di Varsavia (il cosiddetto “Miracolo sulla Vistola”).

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